ACCORPAMENTO DELLE ASL

Lamezia Terme -

In molti ci hanno chiesto in questi giorni come mai le RdB non hanno preso una posizione sulla riforma delle Aziende Sanitarie in Calabria.

La spiegazione è molto semplice, le RdB, che sono un sindacato che ama la concretezza, cerca, per quanto è possibile, di evitare di ragionare di istinto, con lo stomaco, ma prova a ragionare sui fatti e sulla conoscenza approfondita delle cose.

Ecco perché abbiamo atteso la convocazione dei sindacati da parte della Giunta Regionale, per le spiegazioni della riforma messa in atto, prima di esprimere qualsiasi giudizio.

Purtroppo la nostra conoscenza delle cose è rimasta immutata, visto che il Presidente della Regione ed il suo enturage non ha ritenuto di dover invitare anche le RdB/CUB a quel tavolo, dove oltre alla “triplice” era presente anche la “ruota di scorta”, l’UGL: eppure la confederazione a cui le RdB appartengono (la CUB, appunto) è di gran lunga il quarto sindacato in Italia con i suoi 700 mila iscritti ed è rappresentativa in quasi tutti i settori del Pubblico Impiego.

Per questo motivo abbiamo inviato una viva protesta al Presidente della Giunta Regionale, Agazio Loiero chiedendo un’apposita convocazione.

In tutti i casi, per tornare alla sanità, le RdB ritengono che quello che è davvero sconcertante in questa vicenda, è come la riforma sia stata attuata quasi come un blitz, senza farne parola con le parti sociali e con gravi dissidi all’interno della maggioranza.

Noi non eravamo contrari in modo aprioristico a riformare la sanità in Calabria: che le cose non andassero bene era fatto notorio, non a caso, soprattutto nell’ultimo periodo si sono concentrati numerose critiche da parte delle RdB/CUB all’Asl di Lamezia o di Rossano, solo per fare degli esempi.

Riteniamo, però sia sbagliato averlo fatto in questo modo e, soprattutto senza essere in sintonia con il territorio: le proteste di Lamezia, di Castrovillari, di Locri, sono solo l’esempio di come questa riforma sia passata sopra la testa dei cittadini, cosa che è successa troppe volte con questo governo regionale.

Dal momento che le Direzioni Generali delle Asl troppo spesso sono diventate in questi anni solo centri di potere che nulla hanno a che vedere con le esigenze dei malati (basta andare in un qualsiasi ospedale della regione per accorgersene) e che tutto questo comporta una spesa ingiustificata ed insostenibile per la collettività e sempre a discapito della qualità dei servizi, crediamo sia arrivata l’ora di dire BASTA con questi manager imposti dalla politica che hanno a cuore solo i bilanci, senza avere alcuna idea di come migliorare le strutture e le condizioni dei malati: per questi motivi, riteniamo che una proposta praticabile per risolvere il problema potrebbe essere quella di abolire tutte le Asl, lasciandone sola una regionale, alla dirette dipendenze dell’Assessorato Regionale e con un dirigente pubblico, quindi non un manager esterno; una sola Asl, dunque, che tratti in modo paritario tutte le strutture calabresi e che abbia il compito di non disperdere risorse e competenze.

Solo se spezziamo questa logica tra potere politico e quello economico, potremo dire di aver fatto un passo in avanti verso una sanità migliore.

Per questo avremmo voluto che le manifestazioni dei giorni scorsi con le quali i cittadini assieme alle istituzioni stanno giustamente protestando contro questa riforma, ci fossero state in questi anni anche contro quei direttori generali che hanno ridotto le Asl nelle condizioni pietose che tutti noi, purtroppo, ben conosciamo e, soprattutto avremmo voluto che lo avessero fatto le altre sigle sindacali.

Invece, in questi anni, abbiamo assistito ad un silenzio quasi omertoso.

Per questo anche, a differenza degli altri sindacati, non siamo scesi in piazza in questi giorni, su queste cose dobbiamo interrogarci e su questo dobbiamo spostare l’attenzione, se vogliamo veramente, senza fare del populismo, migliorare le cose: l’Asl a Lamezia, a Castrovillari, a Vibo Valentia, ha senso solo se funziona bene e se non è finalizzata a gestire del potere come, invece, è stato sinora.