PRECARI REGIONALI: USB LANCIA L'ALLARME
La sentenza della Corte Costuzionale ripropone drammaticamente il problema dei lavoratori precari Lsu-Lpu calabresi
La notizia della impugnazione, da parte della Corte Costituzionale, della legge che sta garantendo i pagamenti dei lavoratori Lsu-Lpu in Calabria, apre drammaticamente la questione occupazionale nella nostra regione e pone l’attenzione del problema su due livelli diversi:
- il primo, il più urgente, è quello che la Regione Calabria si sta già adoperando assieme all’Avvocatura dello Stato e all’Ufficio legale regionale, per trovare una soluzione che permetta di superare il veto della Corte Costituzionale ed evitare che i lavoratori siano buttati in mezzo ad una strada, dopo aver assicurato per tanti anni (troppi) il funzionamento dei servizi comunali, continuando a rimanere precari (tra l’altro mettendo in gravissima difficoltà quegli stessi comuni che, con i vincoli del patto di stabilità, rischierebbero di non poter più garantire sevizi essenziali): la questione deve essere risolta in tempi rapidi e, nel frattempo, la regione deve garantire comunque l’erogazione dei salari ai lavoratori;
- l’altro è quello per cui USB si sta battendo da anni, ed è la presa di coscienza da parte delle istituzioni regionali e nazionali, che solo la stabilizzazione porrà al sicuro i lavoratori precari della regione calabria impegnati nei vari progetti adottati dai tutti i Comuni , dall’incubo di non poter più avere uno stipendio garantito.
Per questi motivi, la Federazione USB Calabria dichiara sin d’ora lo stato di agitazione del personale Lsu-Lpu della regione, con iniziative ancora allo studio, per difendere il diritto al lavoro di chi, sempre di più, viene considerato per la nostra regione un peso e non una risorsa.
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Di seguito la norma contestata:
E' notizia di questo pomeriggio che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittime alcune decisioni di grande rilievo della legge regionale numero 47 del 23 dicembre del 2011, che altro non è che il Collegato alla finanziaria regionale 2012.
Tra le norme dichiarate illegittime, gli articoli 16, 26, 32, 50, 52 e 55. Dichiarato invece estinto il giudizio di legittimità costituzionale per gli artt. 10, 14 e 15 .
Tra le norme bocciate dichiarato illegittimo l'art. 55 che modifica il termine finale per l’attuazione del piano di stabilizzazione del personale appartenente alla categoria dei lavoratori socialmente utili, precedentemente previsto per il 31 dicembre 2011, posticipandolo al 31 dicembre 2014. Per la Corte Costituzionale "…lo scopo perseguito dal legislatore statale è quello di consentire, nel triennio 2010-2012, la stabilizzazione dei precari nelle amministrazioni pubbliche, mediante la previsione di una riserva di posti in concorsi banditi per assunzioni a tempo indeterminato. La ratio dell’intervento legislativo statale è pertanto quella di favorire l’assorbimento del precariato nelle pubbliche amministrazioni. Lo scopo perseguito dal legislatore regionale, con la norma impugnata, è invece diametralmente opposto; infatti si dispone la proroga al 2014 del termine finale di stabilizzazione dei precari, con l’effetto di sfuggire ai limiti prescritti dalla normativa statale. Pertanto, se l’eccezione della difesa regionale fosse accolta, si legittimerebbe anche per il futuro una prassi delle Regioni, le quali, anziché rispettare i vincoli statali, si limitassero in modo illegittimo – come nel caso oggetto del presente giudizio – a prorogare la stabilizzazione di precari assunti sulla base di leggi regionali che non avevano previsto i limiti di cui sopra".