Ferrovie della Calabria

Cosenza -

La proposta sottoscritta e presentata alle Ferrovie della Calabria e alla Regione Calabria dal sindacato concertativo e dalle altre sigle autonome presenti in azienda, enfatizzata e ritenuta una vittoria da chi si è oramai consegnato alla concertazione al ribasso, è l’ennesimo atto di sfrontatezza posto in essere da chi, oramai da troppo tempo, è a corto di strategie sindacali e politiche utili alla tutela dei diritti e dei beni comuni.

Una decisa autodifesa di una classe dirigente sindacale autoreferenziale che pratica la democrazia indiretta come strumento per eludere il confronto di merito sui problemi del nostro tempo come il reddito, il lavoro e i diritti, e che dimentica che i servizi, come il trasporto pubblico e la mobilità, alla stregua del diritto alla salute, del diritto allo studio, sono diritti costituzionali fondamentali, accettando di definire la vertenza con un calcolo ragionieristico che dovrebbe consentire la quadratura dei freddi numeri del bilancio delle aziende che gestiscono tali servizi.

Una palese e inopportuna proposta quindi, ben lontana dai principi ispiratori che hanno dato corpo alle associazioni dei lavoratori, pretesa, e subito concessa, da una classe politica regionale che, su questa vicenda così come sulla sanità e sul lavoro, conferma quanto sia distante dai bisogni concreti dei cittadini amministrati.

Ecco allora che nel momento in cui si sviluppano le maggiori difficoltà sociali, innestate dalla crisi della finanza, e indubbiamente non creata dai ceti popolari, una classe dirigente sindacale e una classe politica incapace di scelte di rottura rispetto ai massimi sistemi, fanno in modo che a pagarne gli effetti siano tutti coloro che utilizzano i servizi pubblici proponendo la fallimentare ricetta dei tagli, della riduzione dei costi a scapito delle maestranze e dei cittadini.

I tagli imposti ai volumi di prestazioni e alla qualità dei servizi pubblici, pesantissimi, ai quali aggiungere i balzelli dei ticket e gli adeguamenti delle tariffe che incideranno pesantemente sul reddito delle famiglie calabresi, già di per se poverissime, ci consegnano il quadro desolante di quello che sarà la prospettiva per i lavoratori e per tutti i cittadini.

Noi crediamo che invece sia necessario riproporre i servizi pubblici come trasporti, scuola e sanità come momento di sviluppo sociale e di opportunità di crescita economica di un territorio e non come un costo da ridurre.

La soluzione alla vertenza deve essere trovata in ragione di questa impostazione aggiungendo preferibilmente risorse e non nella logica del mercato che, insieme al neoliberismo, è la causa della crisi che ci attanaglia e che sta portando le masse popolari, e di qui a breve anche il cosi detto ceto medio, alla disperazione più assoluta.

La vera politica e il vero sindacato non possono acconsentire che a pagare siano solo i lavoratori e le lavoratrici e i cittadini, perché verrebbero meno al ruolo che è loro assegnato.

Non è che impoverendo ulteriormente un territorio, nella logica del male minore, si trovano le soluzioni ai problemi.

Non serve quindi quanto proposto nella riunione del 19 settembre in relazione all’assorbimento dello sbilanciamento finanziario delle FdC, se a monte non c’è un progetto sul ruolo che deve assumere il settore del trasporto e della mobilità nei territori.

Diventa solo un’azione di conservazione temporanea rispetto all’attuale difficoltà finanziaria che a breve potrebbe riproporsi in modo molto più pesante.

Invitiamo tutte le associazioni dei cittadini, le organizzazioni politiche e sindacali, gli amministratori e tutti i cittadini responsabili, consapevoli dell’importanza di vedersi erogati servizi di qualità rispondenti ai propri bisogni, a fare fronte comune a difesa dei servizi pubblici e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori di questi strategici e importanti settori.

Vi invitiamo a condividere e sostenere le nostre azioni le cui finalità sono certamente quelle di difendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche quelle di difendere i beni collettivi tra i quali ci sono da annoverare anche il diritto alla mobilità, perché oggi più di ieri si sente il bisogno di stare con le lavoratrici, i lavoratori e i cittadini.