Ferrovie della Calabria: Agenzia per l'impiego.

Cosenza -

Quanto sta accadendo nelle Ferrovie della Calabria, rappresenta un caso senza precedenti nella sua lunga e gloriosa storia. Un caso, quello della gestione delle FdC, che merita di essere analizzato e attenzionato poiché parliamo di un’azienda a totale capitale pubblico.

Un’azienda che nonostante non sia tuttora uscita dalla profonda crisi essendo ancora afflitta da problemi di liquidità che la potrebbero riaprire, continua nelle stravaganti iniziative gestionali che l’avevano spinta verso il default.

L’ultima in ordine di tempo è stata quella di autorizzare uno scambio d’azienda tra un dipendente di una ditta di Tpl che opera nella provincia cosentina, la Preite S.r.l., con un proprio dipendente.

Evidenziamo che l’iniziativa messa in atto dall’azienda e precisamente dal Direttore generale cui il R.D. 148/1931 ne attribuisce le competenze, non si configura in sé come un illecito, giacché l’art 20 del richiamato RD prevede questa possibilità, ma che resta, palesemente una scelta inopportuna, poiché ancora oggi non è stato definito il nuovo piano industriale equale sarà l’organico aziendale rispetto al piano delle attività anche quest’ultimo da definire.

La cosa originale della vicenda rimane che il dipendente transitato dalle FdC alla ditta Preite S.r.l., sembrerebbe, non abbia mai preso servizio nella nuova azienda passando direttamente a carico dell’Inps avendo già da qualche tempo raggiunto uno dei requisiti per il pensionamento.

Qualche sospetto sulla liceità dello scambio lo suscita però la rinuncia del dipendente delle FdC a un corposo incentivo di 18.000 €. Offerto nel mese di febbraio ai dipendenti che avevano maturato il diritto al trattamento della pensione.

C’è da domandarsi allora, come mai è stato rifiutato l’incentivo all’esodo? Una cosa molto strana poiché le aziende non sono obbligate a concedere lo scambio. Come mai si è rischiato di perdere il corposo incentivo?

Un rischio che il dipendente delle FdC ha voluto correre, oppure c’era la certezza che Direzione aziendale avrebbe concesso il nulla osta allo scambio? Una domanda che meriterebbe una risposta.

Noi pensiamo che trattarsi di un’assunzione diretta e senza selezione pubblica alla quale sarebbe obbligata la società FdC, giusto ddl 112/2008 in seguito integrato dall’art. 19, comma 1, del D.lg.1°luglio2009, n. 78 convertito in legge n102 del 3 agosto 2009essendoFdC interamente partecipata dalla Regione Calabria.

E’ lecito chiedersi quindi, come mai a fronte una situazione di difficolta finanziaria ancora presente sia stato portato a termine quest’operazione? Chi ha voluto questa cosa? A quale parrocchia politica/sindacale associazioni legittime o meno è stato concesso il favore?

Abbiamo chiesto spiegazioni sull’operazione e sui diversi provvedimenti che hanno riguardato promozioni e trasferimenti tutti non coerenti, palesemente, con gli accordi vigenti, con i CCNL e le leggi di riferimento del settore.

La risposta da parte del Direttore generale è stata un laconico quanto presuntuoso e sprezzante “denunciatemi” pronunciato da chi pensa di essere sopra le regole e della legge mentre il Presidente del Cda si è defilato.

Un Dg che dimentica che la sua gestione, e le sue disinvolte interpretazioni delle norme che regolano i rapporti di lavoro degli autoferrotranvieri, ha esposto la società Ferrovie della Calabria a centinaia di contenziosi.

Un numero spropositato di giudizi pendenti nei vari tribunali calabresi che, qualora dovessero avere esito negativo, sancirebbe il fallimento della società. Parliamo di oltre dieci mln di euro.

Non capiamo perché la Regione Calabria, unico azionista, non interviene in merito visto di queste cose è informato il delegato alla presidenza del Cda o pensa solo a segnalare gli autisti che parlano al telefono? C’è forse altro?

E’ forse lei che da indirizzi gestionali non coerenti con le leggi per esempio per quanto riguarda le assunzioni, promozioni, trasferimenti, assegnazioni d’incarichi ecc.?

A proposito del denunciate diciamo al Direttore genarle di stare tranquillo, lo faremo.

Chiederemo alla Corte dei conti di verificare perché in questa società ci sono, come detto, un numero abnorme di contenziosi con i dipendenti, e non solo, dei quali questo inamovibile boiardo de no antri potrebbe non pagare un centesimo nel caso di esito negativo. Chiederemo di verificare se la sua condotta non abbia causato un danno erariale  visto che parliamo di un’azienda pubblica.

Non la lasceremo solo, stia sereno.