Essere Precari in Calabria
LSU/LPU Calabresi
ESSERE PRECARI IN CALABRIA
Nei giorni scorsi, la stampa locale è stata invasa da articoli, che richiamavano l’attenzione del lettore con frasi d’effetto come “Raggiunto l’accordo per la stabilizzazione degli lsu/lpu”, ma i cui contenuti di fatto si risolvevano in dichiarazioni di soddisfazione dei dirigenti regionali e delle organizzazioni sindacali confederali per l’accordo raggiunto.
Volutamente non siamo voluti intervenire sulla vicenda in piena campagna elettorale, perché a noi realmente non interessava una strumentalizzazione politica, mentre da altre parti si è parlato troppo dell’argomento, si sono decantati falsi successi, in momenti in cui era preferibile dedicarsi ad altro per correttezza nei confronti dei lavoratori e per non fare insinuare il dubbio di intrecci di interessi diretti tra sindacato e politica, atteggiamento che può avere il risultato di fare perdere la fiducia dei lavoratori in entrambe le istituzioni.
A questo punto però ci sembra doveroso esprimerci sull’argomento, andando a commentare i contenuti del tanto decantato accordo, prendendo come riferimento il comunicato stampa della Regione e non quello che hanno esposto i sindacati confederali ai lavoratori, nelle numerose riunioni, organizzate casualmente nel periodo tra la fine di marzo e i primi giorni di aprile, in varie zone della regione.
Intanto, il programma finalizzato alla stabilizzazione dei disoccupati Lsu/lpu, si traduce in un impegno della Giunta Regionale e delle organizzazioni sindacali, a chiedere al prossimo Governo Nazionale :
- il riconoscimento della deroga al blocco delle assunzioni negli organici della Pubblica Amministrazione locale
- di co-finanziare un piano regionale per il lavoro che programmi prioritariamente il passaggio ad una condizione di occupazione stabile e permanente dei disoccupati non fuoriusciti dal bacino lsu/lpu
- di emanare un provvedimento legislativo finalizzato a riconoscere le prestazioni lavorative dei disoccupati lsu/lpu, utili sotto il profilo previdenziale, contributivo, assicurativo e attivare norme di accompagnamento dei disoccupati-precari verso il prepensionamento.
Di fatto, su questi punti, organizzazioni sindacali e Regione hanno solo promesso di impegnarsi a chiedere al governo nazionale, ma ci chiediamo ci voleva così tanto tempo per accordarsi a promettere un impegno per fare richieste al governo nazionale, tali richieste andavano fatte da molto più tempo, supportandole da dati reali sull’utilità del lavoro dei socialmente utili per la totalità della pubblica amministrazione in Calabria e da piani programmatici, e nel caso di reiterata mancanza di risposte il sindacato che agisce con chiarezza può sempre chiedere l’appoggio dei lavoratori con manifestazioni imponenti, perché i lavoratori italiani non hanno niente in meno di quelli francesi, possono tutelare i loro diritti, e non svenderli.
Un altro punto dell’accordo, riguarda il completamento del bando di stabilizzazione 2004, previsto dalla L.R. 20/2003, anche in questo caso più che di stabilizzazione, si tratta di espletare finalmente l’iter di liquidazione dei ventimila euro lordi a coloro i quali subito dopo la pubblicazione della legge che risale al novembre 2003, fecero domanda di uscire dal bacino, e dei quarantamila euro sempre lordi da liquidare a coloro i quali volevano fuoriuscire dal bacino dando vita ad un’attività autonoma, mi chiedo a distanza di 3 anni quante idee progettuali possono ancora avere valenza. Si parla poi di un nuovo bando 2005/2006, a cui aderire nel caso in cui si voglia fuoriuscire dal bacino resta la speranza nei lavoratori che questa volta sia più chiaro e si risolva in termini decenti. Ma visto i precedenti sempre di speranza si tratta.
Ma veniamo a uno dei punti più importanti, cioè la promessa del passaggio dai 480 euro mensili ai 250 euro in più al mese per i lavoratori, i fatti reali dicono che la regione si impegnerà a pubblicare una manifestazione d’interesse, cosa che sembra abbia già fatto, ma ai Comuni non è ancora arrivato ufficialmente niente, affinché gli enti utilizzatori programmino un implemento delle attività per consentire il passaggio dalle 20 ore alle 30 ore settimanali.
Il vero regalo in questo caso è stato fatto agli enti utilizzatori i quali avranno gratuitamente, tutte le unità lavorative per dieci ore in più.
Ma bisogna ricordare il fatto che la maggior parte dei Comuni ha sempre utilizzato parte dei lavoratori per un orario superiore alle venti ore settimanali previste, retribuendoli attraverso fondi del bilancio comunale, perché è sempre stato più vantaggioso utilizzare lavoratori senza diritti.
Quindi lo stesso regalo non è stato fatto ai lavoratori, che a fronte di una promessa di 250 euro in più, aumenteranno le ore di lavoro presso gli enti, ma di certo sanno solo che fino a dicembre 2006, lavoreranno “mantenendo lo status di disoccupato”, senza nessuna tutela contrattuale, previdenziale o contributiva, alla mercè del funzionario di turno che farà della loro dignità umana, quello che riterrà più opportuno. Complimenti per l’accordo raggiunto.
Infine, a dimostrazione del fatto che l’analisi dei contenuti programmatici, non è stata fatta con intento polemico, dimostriamo apprezzamento per il riconoscimento degli assegni familiari agli lpu, auspicando che vengano date tutte le indicazioni necessarie affinché i lavoratori possano fare domanda e affinché questi soldi finiscano realmente e presto nelle tasche dei lavoratori.
Apprezziamo l’impegno per la programmazione di interventi strategici nel settore dell’archeologia e dei beni culturali, d’intesa con il Ministero competente, per la realizzazione del progetto di apertura dei “cantieri archeologici” e il proposito di approvare un disegno di legge per la istituzione dell’Agenzia regionale per la prevenzione del rischio” presso cui saranno stabilizzati i lavoratori.
Auspichiamo quindi un obiettivo di intenti: ridare dignità ai lavoratori facendoli uscire dal precariato, obiettivo per i quali regione e sindacati possono lavorare insieme, ma laddove i ruoli dovessero confondersi ricordarsi sempre che l’obiettivo della RDB – presente sul territorio Regionale Calabrese con la Federazione Regionale di Lamezia Terme e quelle Provinciali di Cosenza e Reggio Calabria - sarà sempre quello di tutelare il lavoratore.