Ennesima crisi nel Trasporto pubblico locale calabrese
Non si arresta la fase critica di questo importante settore che a fronte dei minori finanziamenti statali e dei bilanci aziendali dissestati, decidono di ridurre il numero degli autobus in servizio, aumentare le tariffe e ridurre il numero dei dipendenti, anche con l’utilizzo della cassa integrazione.
E’ notizia di ieri pomeriggio che la società Mediterraneabus S.p.a., aderente al Consorzio SCAR S.r.l., per supposte perdite di esercizio ha rappresentato la necessità di procedere alla riduzione del personale dipendente.
La menzionata società, nella nota fatta pervenire alle rappresentanze dei lavoratori, nell’attribuire grossolanamente al costo del personale la crisi aziendale, annuncia l’applicazione della procedura prevista dalla legge 223/91 art. 24, 4 e 5 e quindi la formale comunicazione del preavviso di licenziamento di 14 Operatori dell’esercizio.
U.S.B. nel considerare eticamente scorretto che aziende che ricevono corposi finanziamenti pubblici, che continuano ad essere gestite in modo discutibile e con la scusa della presunta insostenibilità finanziaria facciano pagare dazio ai lavoratori ed alle lavoratrici, ritiene urgente e necessaria la sospensione della procedura attivata in modo pretestuoso e unilaterale dall’impresa e la contestuale apertura di un tavolo negoziale presso l’assessorato regionale ai trasporti della Regione Calabria, per verificare:
a) se l’organico è coerente con il servizio affidato;
b) se sono applicate correttamente le norme contrattuali e di legge per quanto riguarda il personale adibito alla guida dei mezzi (138/58, 561/06 234/07);
c) se sono rispettate le norme previste dal vigente CdS per quanto riguarda la circolazione degli autobus in regolare servizio di linea;
d) se la società espleta tutti i servizi previsti dal contratto di servizio e affidati dai disciplinari di concessione.
Né è concepibile che si possa brandire come clava i licenziamenti del personale che serve all’esercizio per costringere lo stesso all’abbassamento della retribuzione, già a livelli minimi considerato che a fronte dell’impegno quotidiano del personale (bigliettazione a bordo, pulizia del mezzo e quant’altro) non percepisce nessun salario di secondo livello, tolte solo 4 euro, imposte da accordi nazionali e regionali, per l’espletamento del servizio ad agente unico;
e non è tollerabile che la Regione Calabria possa emettere la Delibera n. 380 del 23 ottobre 2013, “Piano riprogrammazione dei servizi di trasporto pubblico locale”, e riportare il “comma 301” che stabilisce che per le premialità gli obbiettivi da raggiungere sono la definizione di livelli appropriati e il soddisfacimento di questo obbiettivo attraverso il mantenimento o l’incremento dei livelli occupazionali, ovvero, se necessario, mediante il blocco del turn over per le figure professionali non necessarie a garantire l’erogazione del servizio e/o con processi di mobilità del personale verso aziende dello stesso o altri settori ovvero di altre misure equivalenti che potranno essere successivamente definite.
Non è accettabile che a fronte di tutto ciò si possa assistere supinamente e inermi agli abusi dei “padroni” che, gestendo allegramente le aziende con metodi discutibili e senza il benché minimo criterio di managerialità, determinano pesanti perdite di esercizio scaricandone poi gli effetti sugli incolpevoli dipendenti e sui cittadini. Sprechi di risorse pubbliche e soprusi intollerabili.
Serve immediatamente una nuova visione politica del Trasporto pubblico locale per tutelare il diritto alla mobilità dei cittadini e per tutelare la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici del settore sempre più esposti alle logiche del profitto a tutti i costi.
Rilanciamo l’idea dell’azienda unica regionale a totale proprietà pubblica gestita direttamente dalla Regione Calabria e del Trasporto pubblico Bene sociale e diritto universale.