CE NE HANNO AMMAZZATO UN ALTRO

Bari -

 

Soumayla Sacko, bracciante Maliano attivista USB è stato assassinato, e altri due braccianti feriti, nelle campagne di Vibo Valentia mentre aiutava altri connazionali a recuperare, in una fabbrica abbandonata da anni, pezzi di lamiera per tirare su baracche di fortuna, ricoveri che diventano infernali sotto il sole del Sud, dove riposare dopo anche 12 ore di lavoro nei campi a salari irrisori.

Non è la prima volta che nel nostro paese braccianti immigrati vengono presi di mira dalla criminalità organizzata, che difende la proprietà agricola da chiunque osi mettere in discussione condizioni di vita e di lavoro che neppure le bestie conoscono.

 

Altre volte si tratta di episodi di puro razzismo, magari al grido di “ci tolgono il lavoro” ipocrisia al massimo grado, vista la difficoltà di far accettare alla maggior parte degli italiani i lavori più gravosi.

 

Nessuno si chiede come mai degli operai agricoli, residenti in Italia e regolarizzati, siano costretti a cercare materiale abbandonato per costruirsi una baracca sotto cui dormire che nemmeno lontanamente può considerarsi una casa quando le leggi che regolano il lavoro agricolo stagionale imporrebbero la fornitura da parte delle aziende di alloggi e mezzi di trasporto adeguati. La realtà è fatta di accampamenti di tende e baracche che spesso vanno a fuoco, senza servizi igienici né fogne e in cui l’unica acqua che vedono è quella pioggia che tutto allaga e trasforma in un mare di fango.

 

L’Unione Sindacale di Base da anni pone al centro della sua attività l’organizzazione degli sfruttati, nelle fabbriche come nelle campagne, come nella logistica, dove l’assassinio di ABD El Salam lo scorso anno ha dato il via alla campagna ‘Schiavi Mai’.

 

Dobbiamo reagire con fermezza a questo ennesimo brutale assassinio, Soumayla Sacko è vittima di un clima di intolleranza alimentato a dismisura durante la campagna elettorale e che ha portato l’assassino a ritenersi autorizzato a scaricare il suo fucile su tre giovani braccianti immigrati e Matteo Salvini a diventare il nuovo Ministro dell’Interno, e la cui prima dichiarazione nei confronti dei migranti è stata “La pacchia è finita”.

 

Legittima difesa, respingimenti, pugno di ferro, fine della pacchia, è sulla scorta di queste indicazioni che l’assassino ha ritenuto un suo diritto aprire il tiro al bersaglio su Soumaila e i suoi fratelli. Non c’è un solo responsabile, non c’è nessuna casualità, c’è un clima di odio costruito ad arte da chi cerca di scaricare sui migranti la rabbia di chi è colpito dalle politiche di attacco alle condizioni di vita dei lavoratori e delle loro famiglie richieste dall’Unione Europea e attuate da tutti i governi.

 

Che i tempi sarebbero stati duri per i migranti e per chi si organizza per ottenere i propri diritti si era capito dal giorno dopo le elezioni del 4 marzo e durante tutta l’ignobile farsa della nascita del nuovo governo. Minacce ad ogni piè sospinto ai migranti, truce e continuo appello a una legalità che non è giustizia sono stati il leit motiv di un clima che, a San Calogero, si è materializzato nell’assassinio di Soumaila e il ferimento di un altro fratello migrante.

Daremo una risposta, la più grande possibile, a questo omicidio, cominciando dalla manifestazione nazionale già convocata a Roma il 16 giugno a Roma.

TOCCA UNO TOCCA TUTTI!

Unione Sindacale di Base – Federazione Regionale Puglia