USB TIROCINANTI CALABRI
Questa mattina si è svolta la manifestazione indetta dall’USB sulla questione tirocinanti inclusione sociale. Una manifestazione che arriva dopo una serie di richieste di incontro e dopo l’apertura dello stato di agitazione permanente, che il nostro sindacato aveva inviato alla regione Calabria, nelle date 4 e 19 gennaio c.a., per affrontare alcune questioni spinose riguardanti l’espletamento del tirocinio e soprattutto per l’apertura di un confronto serrato sul futuro dei 4.400 tirocinanti.
Come abbiamo ampiamente denunciato, la nuova proroga non rappresenta altro che un conto alla rovescia verso la disoccupazione per tanti calabresi che di fatto sostengono i nostri enti locali e non solo. Dobbiamo dirlo, al primo incontro avuto, prima della fine dell’anno, con il nuovo presidente Occhiuto avevamo visto un’apertura importante rispetto alla questione, ma per il momento sono le parole non sono diventate fatti.
Oggi centinaia di tirocinanti sono scesi in piazza con determinazione e tanta dignità, richiedendo alcune cose molto chiare: il rispetto del lavoro che svolgono quotidianamente nei nostri enti locali e l’avvio di un piano strutturale che preveda la contrattualizzazione di tutti e tutte.
La risposta della politica, nella persona del presidente Occhiuto, è stata l’ennesimo schiaffo a migliaia di persone che in questi anni sono state sfruttate da tutte le istituzioni e utilizzate come bacino di manovra ed elettorale. In una terra come la nostra dove la gente è costretta ad andare via, il lavoro garantito è un miraggio e dove si attua lavoro nero legalizzato nella pubblica amministrazione, il Presidente della Regione si permette di criticare l’azione dei tirocinanti e del sindacato, trincerandosi dietro la retorica del “sto lavorando su cose più serie come la sanità”. Come se lo sfacelo della sanità l’avessero prodotto i calabresi e non chi come lui negli anni della giunta Scopelliti votò la chiusura degli ospedali.
Siamo come al solito al festival dell’ipocrisia, dove si ostenta una fermezza che poi c’è solo verso i più deboli, mentre le lobby in questa regione continuano ad entrare e uscire dai palazzi che contano.
Nonostante tutto la manifestazione non ha chinato la testa ed ha prodotto per ore il blocco delle arterie che portano alla cittadella regionale e abbiamo ottenuto un incontro nei prossimi giorni con la vice presidente Princi e i dirigenti regionali.
Nonostante questo, la nostra azione non può arrestarsi. I tempi stringono e le procedure per aprire eventuali percorsi di contrattualizzazione sono lunghi, quindi vi è bisogno di una pressione continua su tutte le istituzioni coinvolte.
A tal proposito, nel pomeriggio di oggi una delegazione USB ha incontrato il presidente dell’Anci Calabria Avv. Manna, a cui è stato chiesto di farsi promotore dell’apertura di un tavolo tra Regione Calabria, Governo, Anci e parti sociali, affinché si apra un percorso che porti alla contrattualizzazione i tirocinanti.
Sempre nelle stesse ore è giunta comunicazione che l’erogazione dell’ultima indennità di tirocinio per i tirocinanti “ministeriali” non può essere erogata “in quanto la regione deve perfezionare un nuovo impegno di spesa per la liquidazione delle mensilità restanti”.
Oltre il danno la beffa: non solo i nostri musei stanno chiudendo per la mancanza dei tirocinanti, ma ora bisogna ri-perfezionare un nuovo impegno di spesa su un capitolo che era già ampiamente finanziato.
Che fine hanno fatto i soldi delle indennità dei tirocinanti ministeriali?
A queste domande qualcuno dovrà dare delle risposte, così come si dovrà dare risposta a tutti i tirocinanti che oggi con coraggio hanno protestato insieme al sindacato che autonomamente hanno scelto per vincere questa battaglia.
Le strumentalizzazioni le ha fatte chi in campagna elettorale ha promesso 900 euro di aumento delle indennità e la contrattualizzazione dei tirocinanti ministeriali, che al momento sono appesi alla formazione di un bando che stenta ad essere redatto.
Nel frattempo in Calabria il personale nella pubblica amministrazione non c’è, e le istituzioni non riescono più a garantire i minimi diritti essenziali.
Far valere i diritti dei lavoratori non è prepotenza, ma rappresenta l’attività fondamentale per garantire a tutti e a tutte di vivere dignitosamente e con le dovute tutele.
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