USB: SABATO 3 DICEMBRE Manifestazione nazionale a Roma Sciopero generale il 2 dicembre con presidi in tutta Italia.
Partiamo dalle assemblee nei luoghi di lavoro e tra i cittadini!
Attualmente il salario medio di un lavoratore a tempo indeterminato è di circa 1550 €, un operaio medio al netto percepisce 1350€, una commessa di magazzino 1100€, un operatore sociosanitario 1000€.
Milioni di lavoratori resi poveri a cui si aggiungono 3,7 milioni di lavoratori in nero, il cuisfruttamento produce il 4.5% del PIL, tra questi non ci sono solo addetti al turismo, badanti o pulitori, ma anche moltissimi lavoratori dei servizi all’industria, della manifattura e dell’agricoltura.
Dove ogni giorno, in questa terra, vengono sciolti per infiltrazione mafiosa i comuni, punti di riferimento locali dei cittadini, uffici comunali di prossimità al collasso dove l’organico al 78% è formato da precari che MAI verranno assunti, visto che; i lavoratori delle ASP, degli EE LL, de Ministeri sono anni che attendono una stabilizzazione.
Enti locali ciechi davanti al paesaggio dei cumuli di immondizia, dello stato del verde pubblico, o peggio ancora il risanamento delle zone incendiate, oppure la bonifica del territorio ormai abbandonato, delle buche nelle strade presenti a ogni latitudine, della vaste zone del territorio prive dell’erogazione dell’acqua, a fronte di misure quali: le tasse regionali calabresi più alte del paese! E che dire delle trattenute su quei pochi stipendi che ancora esistono in questa regione ( come in tutta Italia ) tartassati da una pressione fiscale che supera il 43% ( come dire: lavoriamo metà dell’anno solo per pagare tasse allo stato – più tutto il resto che ha recato un aumento del costo per la collettività di almeno il 20%)
I rapporti dell’OSCE e di altri enti internazionali hanno certificato, quello che era già evidente: i salari italiani sono fermi da decenni e sono tra i più bassi in Europa.
I primi contratti pirata, sono quei CCNL e quei contratti aziendali sottoscritti da Cgil, Cisl, Uil e Ugl assieme a Confindustria, che hanno introdotto l’indice “IPCA depurato della componente energia importata”; siamo quindi di fronte ad un modello contrattuale che lascia erodere i salari dall’inflazione.
Ad esempio, con un’inflazione che viaggia oltre il 10% oggi l’IPCA è stimato al 4,7%, se si applica questo meccanismo la perdita per i salari è sicura, tanto più di fronte alla recessione prospettata per 2023.
La politica dei bassi salari nell’arco di 30 anni in Italia, ha ridotto gli stipendi del 3%, con un aggravamento ulteriore nel biennio 2021-22. Un furto di migliaia di euro, un impoverimento reso palese dalla crescente difficoltà dei lavoratori a far fronte alle spese primarie.
L’inflazione, infatti, non è uguale per tutti, l’aumento di tariffe, affitti, mutui, alimenti e cure, ossia delle spese vitali, investe in maniera dissennata i redditi più bassi e le famiglie economicamente più fragili.
La guerra che la maggioranza dei lavoratori non vogliono, è stata l’occasione per una colossale speculazione sui prezzi, in particolar modo dell’energia e per aumentare le spese militari.
I bonus, del Governo Draghi e del Governo Meloni, sono delle operazioni demagogiche che spacciano per aumenti liberalità che le aziende che possono decidere o meno di dare.
Occorre rompere la gabbia contrattuale dei bassi salari che nega ogni forma di emancipazione sociale e rende i lavoratori una merce a perdere.
La ricchezza è prodotta dai lavoratori e deve tornare a loro come salario e pieni diritti.
Vogliamo aumenti salariali che superino l’inflazione reale che oggi corre oltre il 10%
Vogliamo la reintroduzione della scala mobile che leghi i salari all’andamento dei prezzi.
Vogliamo l’introduzione del salario minimo per legge a partire da 10€ l’ora
Vogliamo un futuro di pace - Abbassate le armi e alzate i salari!