USB CONTRO L'APERTURA DELLA CENTRALE ENEL DEL MERCURE
DISTRUGGERE IL TERRITORIO E’ UN ATTO CRIMINALE
Continua la tarantella di politici, affaristi e sindacati complici calabresi, come CGIL, CISL e UIL che sponsorizzano l’apertura, nel cuore del Parco nazionale del Pollino, della centrale ENEL della Valle del Mercure, nel comune di Laino Borgo (CS), costruita negli anni 60 e dismessa nel 1997.
Si tratta di una sporca operazione, come tante altre simili (da Sorbo San Basile a Colosimi) che, se realizzate, metterebbero a rischio la salute dei cittadini per i danni derivanti dalla combustione del materiale, dalle polveri sottili emesse in atmosfera, dal trasporto dello stesso combustibile necessario e da tutte le attività legate alla gestione degli impianti stessi; inoltre, danneggerebbero irrimediabilmente l’economia reale del territorio, le risorse naturalistiche e le produzioni agricole.
Sul territorio della Calabria sono diverse le centrali a biomassa già esistenti - tra cui l’enorme centrale di Strongoli, una delle più grandi in Europa, e quelle di Crotone, Cutro e Rende - le cui polveri combuste emesse si depositano sui terreni agricoli e nelle case dei cittadini, causando malattie respiratorie, cardiocircolatorie e neoplasie varie (come ampiamente dimostrato dalla vasta letteratura scientifica internazionale pubblicata sulla materia), e distruggendo l’agricoltura e l’economia, anche quella turistica, di interi comprensori. Altre centrali sono in fase di autorizzazione o attivazione, come questa della Valle del Mercure, per cui è necessario impedirne assolutamente la messa in funzione.
L’USB ritiene che non si tratti né di un problema tecnico, legato alle dimensioni dell’impianto, né di un problema giuridico–amministrativo. La soluzione del problema ambientale e democratico non si può cercare nelle sentenze dei TAR, che rappresenterebbero certamente un strumento utile nell’immediato se intervenissero per fare applicare almeno le normative esistenti. E’ la concezione che hanno gli affaristi e i politici compiacenti dell’uso delle risorse e del concetto di democrazia che deve essere ribaltata. In sostanza, è necessario imporre un modo di pensare e di agire diverso, nell’ interesse dei cittadini e dei lavoratori, un nuovo modello di sviluppo che anteponga gli interessi diffusi dei territori e delle comunità locali a quelli delle multinazionali e dei potenti, in cui si impieghi energia pulita e si rispetti la natura.
La salvaguardia dell’ambiente e del territorio rappresenta una risorsa soprattutto per creare posti di lavoro puliti, cosa che volutamente non vogliono capire i politici calabresi e i sindacati complici. Costoro, pur di soddisfare loro piccoli tornaconti e succubi agli interessi delle grosse aziende, si ostinano a contrapporre l’esiguità dei posti di lavoro per la gestione della centrale del Mercure alle grandi potenzialità in termini occupazionali che possono rappresentare la gestione delle risorse culturali, storiche ed ambientali, il recupero e la messa in sicurezza del territorio e la valorizzazione delle peculiarità naturalistiche e paesaggistiche.
In questo quadro, gioca un ruolo preoccupante, venendo meno alle sue funzioni istituzionali di tutela del territorio, soprattutto la dirigenza del Parco nazionale del Pollino.
L’USB è sempre più convinta, come è emerso chiaramente durante il recente congresso nazionale confederale, che bisogna costruire un rapporto di forza adeguato, connettendo tutte le lotte e le vertenze che le diverse soggettività politiche, associative, culturali e del sindacalismo di base portano avanti sul territorio, per imporre un punto di vista diverso, per la trasformazione radicale della società nell’interesse dei lavoratori e dei cittadini.