Strutture psichiatriche Reggio Calabria, USB: il trascorrere del tempo è un nemico letale
Nei giorni scorsi si è tenuto presso la sede della Federazione di Reggio Calabria dell’USB un incontro, l’ennesimo, tra operatori, iscritti e non all’organizzazione sindacale, di alcune delle strutture residenziali psichiatriche operanti nel territorio ASP di Reggio Calabria. Al centro del confronto la forte preoccupazione in merito al futuro di questo servizio nella nostra provincia, di quello delle strutture attualmente attive e quindi di decine e decine di posti di lavoro che potrebbero perdersi, assestando così un ulteriore e pesante schiaffo ad un territorio già abbastanza martoriato.
Non è il primo incontro di questo genere che facciamo e non è di certo la prima volta che negli ultimi anni ci domandiamo, e domandiamo pubblicamente, come sia possibile che, a fronte di una situazione di palese illegalità, le istituzioni continuino a fare orecchie da mercante, lasciando inalterato lo status quo. È dal 2008, infatti, che si sarebbe dovuto definire il percorso di definitivo accreditamento di queste strutture, la cui gestione mista pubblico-privata, creata agli inizi degli anni ‘90 dopo la chiusura del manicomio di Reggio Calabria, era stata resa illegittima dall’evoluzione normativa. Questi mancati accreditamenti hanno provocato il successivo blocco dei ricoveri, avvenuto nel 2015.
È qui il primo dato paradossale, per usare un eufemismo: mentre l’ASP, tuttora compartecipe di queste gestioni, è responsabile della parte sanitaria, garantendo – e pagando – il suo personale medico e infermieristico, allo stesso tempo non può assistere i nuovi malati, che vengono così spediti fuori provincia, sobbarcandosi così un ulteriore e doppio esborso. Sarebbe interessante, per avere un quadro più completo della situazione, poter conoscere alcuni dati: quanti sono stati i pazienti reggini che, dal blocco del 2015 in poi, hanno necessitato di ricovero, in quali strutture sono stati mandati e con quali costi.
Se le conseguenze, per i pazienti e per i loro familiari, generate da questo blocco sono ben chiare, e cioè o vai fuori provincia o affronti la malattia in casa, per le strutture invece ci troviamo di fronte ad una lenta agonia. Proprio le rassicurazioni delle istituzioni, quegli “ora vediamo”, “ora facciamo”, “tranquilli che risolviamo”, rappresentano un insulto per queste realtà che, con il passare del tempo e il calo fisiologico del numero degli utenti, si stanno piano piano consumando come un cerino acceso. Purtroppo, come ben si sa, Tranquillo ha fatto una brutta fine, e non vorremmo che sia proprio questa la strategia perversa nascosta dietro anni e anni di mancate risposte e di attese. E se la situazione continuerà ancora in questo modo, siamo convinti che non dovrà passare ancora troppo tempo per scoprire chi e come si gioverà di questo stillicidio. Sicuramente non i pazienti, non i familiari e non i lavoratori.
Al Presidente della Regione Calabria e Commissario alla Sanità rivolgiamo l’ennesimo appello a un confronto, nonostante sia stato fino ad oggi sordo rispetto alle diverse richieste di incontro inoltrate a lui e alla struttura commissariale.
Per i lavoratori di questo delicato settore invece l’appello è di agitarsi, perché non è con le promesse e le speranze che si riuscirà a garantire la possibilità di portare il piatto a tavola. USB sarà al vostro fianco, come lo è stata finora.
USB Reggio Calabria