Sicurezza,Legalità e Occupazione

Noi siamo l’altra faccia di questa medaglia.

Reggio Calabria -

Il recente caso di Rosarno, stigmatizzato per settimane da vergognose offensive politico-mediatiche che hanno strumentalizzato il tema della sicurezza facendo degli immigrati un vero e proprio capro espiatorio delle drammatiche contraddizioni urbane e sociali della nostra provincia, rappresenta il segno tangibile delle reali priorità di questo governo. In questo clima da assedio alla società, in nome dei profitti e del mercato, tutti diventano scomodi nemici, i precari del terzo settore perché guadagnano troppo, e vanno sostituiti con volontari o stagisti a pochi euro al mese; coloro che lavorano nel pubblico impiego perché sono fannulloni e quindi vanno licenziati; tutti i precari e le precarie perché forse domani chiederanno qualcosa di più dalla vita che la mancetta da lavoro per sopravvivere a casa di mamma e papà, oppure morire di lavoro o strozzati dal mutuo o dall’affitto a libero mercato.

 

Pezzo dopo pezzo, si sta smontando un concetto di sicurezza e legalità che, come una preghiera viene trasmesso tutti i giorni dall’altare dei media per sacrificarci e regalare nelle loro mani il nostro presente negato ed il futuro impossibile. Nel nostro vocabolario alle parole insicurezza e paura troviamo scritto precarietà a vita, reddito incerto, ritmi di lavoro inaccettabili e morte sul lavoro ed una qualità della vita che non migliora mai, anzi.. risulta ferita dalla demolizione dei diritti e degli spazi di libertà. La nostra insicurezza è legata al carovita, alla mancanza di reddito, all’aumento spropositato degli affitti e dei prezzi delle case, ad un processo di precarizzazione del lavoro e della vita che non consente ad una fascia sempre più vasta di cittadini di arrivare alla fine del mese e di vivere dignitosamente insieme ai loro cari. E’ il frutto di una corsa sfrenata alla produttività ed al mercato che produce ritmi di lavoro da capogiro ed allo stesso tempo nega diritti e sicurezza alimentando la “guerra interna” delle morti sul lavoro.

 

LA NOSTRA INSICUREZZA è legata alla condizione di ricatto permanente in cui stanno relegando i migranti che vivono e lavorano nelle nostre città, la stessa insicurezza insomma che vivono i nostri connazionali precari del mondo del lavoro a cui vengono negati i diritti, perché ciò è utile se non indispensabile ad alimentare una folle competizione al ribasso nel mercato del lavoro, a scavare solchi di solitudine ed incomunicabilità sociale.

 

Noi siamo l’altra faccia di questa medaglia.

 

Noi vogliamo difendere le grandi risorse del nostro territorio, in difesa dei beni comuni e della nostra salute;

 

Noi ci batteremo sempre per un lavoro stabile ed un reddito garantito per tutti;

 

Noi ci batteremo per i diritti sui posti di lavoro e per la loro sicurezza.

 

Noi ci batteremo per far si che gli organi deputati al controllo della società tutta vengano forniti degli strumenti: umani, economici ma ancor più legislativi, basilari per l’espletamento esaustivo e cogente delle loro funzioni istituzionali.

 

Questi sono i tasselli di un mosaico di una sfida più ampia in grado di affermare l’idea di una vita cosiddetta vivibile.