SCUOLA: PRATICARE LA LEGALITA'

Lamezia Terme -

Il nuovo anno scolastico è da poco iniziato, innumerevoli i casi segnalati di malfunzionamento della legge 107, di violazione delle norme, di prevaricazione sul personale!

Sembra che ormai tutti abbiano dimenticato il valore del principio di legalità, compresi gli organi dello Stato e quindi anche le Istituzioni Scolastiche.

È bene sottolineare che: “Il principio di legalità afferma che tutti gli organi dello Stato sono tenuti ad agire secondo la legge. Tale principio ammette che il potere venga esercitato, in alcuni casi, in modo discrezionale, ma non in modo arbitrario.  In diritto si parla di discrezionalità quando la norma disciplina solo alcuni aspetti del comportamento del destinatario, lasciando quindi un margine di scelta tra più possibilità di comportamento ugualmente lecite”.

L' Amministrazione deve esercitare il potere in conformità con i contenuti prescritti dalla legge ed è tenuta a perseguirne i fini. Nella scuola, sempre più spesso, si insegna la legalità ma non la si pratica:

NON si pratica quando i docenti dell’organico del potenziamento vengono utilizzati all’interno delle 18 ore di cattedra per sostituire i colleghi assenti, interrompendo un progetto didattico approvato dalla scuola!

NON si pratica quando la scuola, nel richiedere docenti di potenziamento, non supportano tale richiesta con un vero progetto didattico che impegni i docenti, in orario di cattedra, per tutto l’anno scolastico. I docenti di potenziamento sono lasciati soli ad inventarsi attività per espletare un progetto di cui è noto solo il titolo.

NON si pratica quando si formano classi, in presenza di disabili, superiori a 20 alunni perché spesso le richieste non sono supportate da un progetto didattico educativo che espliciti chiaramente la necessità didattica del rispetto dei 20 alunni per classe.

NON si pratica quando nella richiesta di formazione delle classi non viene comunicato il rispetto del rapporto alunni/mq, nonostante le norme lo prevedano.

NON si pratica quando gli insegnanti accettano di entrare in classi che non rispettano tale vincolo e non comunicano per iscritto al DS la violazione di tale norma.

NON si pratica quando il documento di valutazione del rischio dell’Istituzione scolastica non descrive la superficie degli ambienti e/o non indica i comportamenti da utilizzare in caso di violazione.

NON si pratica quando l’insegnante di sostegno è spostato dalla sua classe, sia in presenza che in assenza dell’alunno H, per sostituire il collega assente in quanto si interrompe il progetto didattico approvato (si ricorre all’insegnante di sostegno solo in casi eccezionali non altrimenti risolvibili).

NON si pratica quando, negli istituti di istruzione secondaria, dove da anni si presenta il fenomeno delle classi di concorso atipiche, il DS decide, arbitrariamente e senza informare gli organi collegiali, di sostituire una classe di concorso con un'altra allo scopo di favorire qualcuno o di liberarsi di un docente indesiderato.

NON si pratica quando il DS non motiva in modo chiaro e trasparente le scelte fatte, anche quelle che hanno carattere di discrezionalità.

NON si pratica quando, per quanto attiene il personale ATA, e nello specifico i C.S., vengono addetti a funzioni per le quali il contratto prevede un compenso pari ad un incarico specifico e non viene loro riconosciuto il dovuto (vedi tab D ccnl 2001).

NON si pratica quando il DS pretende dai C.S. che svolgano funzioni di pre / post scuola o attività di mensa come: ricevimento pasti, predisposizione refettorio, scodellamento e distribuzione dei pasti, pulizia e riordino dei tavoli dopo i pasti, gestione rifiuti, ecc. che competono al Comune o in alternativa (contratto Funzioni Miste) ai collaboratori scolastici che accettano dietro compenso ( l’accordo prevede 900,00 € pro-capite annue: Intesa MIUR e OO.SS. sulle funzioni aggiuntive del 9/11/201 punto3 ).

NON si pratica quando il personale viene spostato, con disposizioni solo verbali, da un plesso all’altro, anche situati in comuni diversi, nella stessa giornata, pretendendo che il personale utilizzi il mezzo proprio senza la dovuta autorizzazione.

I casi citati sono solo alcuni degli arbitri e violazioni di norme che ormai, in sempre più scuole, stanno diventando ”prassi”. Il fenomeno ha assunto una dimensione culturale e in tale ottica va affrontato se si vogliono risolvere i problemi ed evitare continui conflitti tra le parti.

Riflettere sul fenomeno descritto, mettersi in discussione, rivedere le scelte adottate, prendere coscienza ed agire di conseguenza sono il primo passo per praticare la legalità nella scuola e per creare una società più civile.

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