Sanità in Calabria, conciliazione inaccettabile, si va verso sciopero
Rifiutate le proposte del Commissario straordinario, venti di sciopero per la Sanità Calabrese.
A seguito del tentativo di conciliazione che ha avuto luogo ieri nella prefettura di Catanzaro tra la delegazione Usb … e il commissario alla sanità calabrese Guido Longo, Usb Calabria conferma lo stato di agitazione e chiama allo sciopero le operatrici e gli operatori della sanità pubblica regionale.
Nonostante l’evidente divergenza di contenuti e approcci tra i commissari precedenti – tutti concordi sull’inutilità delle tante piccole strutture ospedaliere presenti nel territorio regionale e nella retorica dei sacrifici dovuti ai continui tagli alla sanità pubblica – e l’attuale commissario Longo, più incline a una prospettiva di riapertura e supporto alla medicina territoriale, si è però evidenziata l'incertezza istituzionale quando si è trattato di scendere sul piano dei fatti e non delle ipotesi e di come concretizzare riaperture e nuove assunzioni.
Seppur disponibile al confronto, alla fine le risposte di Longo sono risultate vaghe e ondivaghe; nessuna garanzia di riapertura a breve termine delle strutture ospedaliere e dei presidi chiusi, nessuna proposta relativa al piano di fabbisogno triennale, nessuna certezza di incentivi per lo sviluppo e, addirittura, per il mantenimento della medicina territoriale.
Una posizione che non può essere accolta, tanto meno in un momento critico come questo in cui, in Calabria, a 1500 operatrici e operatori sanitari scade il contratto alla fine del mese e in tutta la regione si conta la perdita di più di 4000 unità lavorative, di 18 ospedali e posti letto. Sorprende certamente, in questo contesto, l’annullamento dello stato di agitazione da parte dei sindacati confederali.
Per tutto questo, riteniamo fondamentale proseguire con lo stato di agitazione e indire, a breve, lo sciopero delle operatrici e degli operatori della sanità pubblica calabrese, per contrapporre a questa vaghezza una serie di proposte concrete, come la destinazione dei fondi europei per la sanità pubblica statale al supporto della medicina territoriale, la stabilizzazione dei contratti precari e la creazione di nuovi posti di lavoro.
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