Rassegna Stampa Il Domani

10.03.2007

Lamezia Terme -

Pubblico impiego, da Lamezia la protesta promossa dalle RdB

 

 

Lamezia Terme.

Le Rappresentanze di Base del pubblico impiego che vanno sotto la sigla di RdB, hanno organizzato uni sciopero nazionale contro la Finanziaria di Prodi previsto per il prossimo 30 marzo. Ieri a Lamezia Terme si è riunito il comitato regionale della Calabria per discutere nel dettaglio di una protesta che invece la Triplice non contempla nemmeno. Quella del pubblico impiego che grida e griderà il 30 marzo “giù le mani dal pubblico impiego”. Molti arrabbiati, per la verità quelli di RdB hanno anche il problema di avere pari dignità di rappresentanza al tavolo del Governo nazionale, dettaglio che comunque non sembra dover fermare i comitati unitari di base, i cosiddetti Cub che a questo punto hanno deciso di organizzarsi capillarmente su tutto il territorio italiano. Certo hanno, com’è stato detto ieri, ancora un problema di visibilità e per questo hanno, in un certo senso, mosso una critica  anche ai mass media, ma non hanno intenzione di accettare quello che loto stessi chiamano il “memorandum del pubblico impiego” che a loro dire sarebbe una “controriforma che prelude alla devastazione della pubblica amministrazione”. Al tavolo di ieri c’erano per il comitato nazionale, Daniela Mencarelli e Giuliano Greggi mentre per RdB Calabria c’erano Luciano Vasta e Antonio Fragiacomo. Il dito è puntato in particolare sul contratto del pubblico impiego. In questo senso, secondo le rappresentanze di base, con la nuova normativa “i contratti di lavoro diventano strumenti attraverso i quali il Governo realizza la dismissione della pubblica amministrazione e dei pubblici dipendenti. Il finanziamento dei contratti, ampiamente sottostimato, in realtà prevede riduzione di organici e servizi e risorse per l’espulsione dei lavoratori. La riforma della pubblica amministrazione prelude ad un risparmio di 2 o 3 punti di Pil per finanziare il cuneo fiscale: vale a dire lo stato sociale è solo per gli imprenditori”. Insomma, le rappresentanze di base non accettano il pacchetto del ministro della Funzione pubblica Nicolais. Alcune decisioni, come quella della chiusura del Pra, il pubblico registro automobilistico, sono state molto criticate, per non parlare poi del decreto Lanzillotta. “Sono nel mirino - è stato detto – i servizi pubblici locali, le grandi aziende pubbliche. E’ un inno al mercato individuato come unico regolatore della società”. Sotto accusa, poi, anche la valutazione della qualità dei servizi, misura introdotta recentemente: “Si tratta di un misto di criteri derivati dalla concezione della produttività di fabbrica”. Come dire : gli impiegati fannulloni, ha spiegato Mencarelli. Criticata anche la formazione, “che diventa strumento di indottrinamento di una dirigenza rampante o funzionale al progetto della dismissione della pubblica amministrazione”. In questo filone la mobilità viene definita “strumento di uscita dalla Pubblica amministrazione  e le relazioni sindacali sarebbero discrezionali”.Chiaramente il grosso della protesta arriva per la liquidazione, e cioè il passaggio del Tfr ai fondi pensione al 2007 invece che al 2008 come aveva precedentemente previsto il Governo Berlusconi.

In questo senso le rappresentanze di base lanciano strali non solo contro il Governo e la Confindustria, ma anche soprattutto contro Cigl, Cisl e Uil: “il loro interesse deriva dalla partecipazione diretta nella gestione dei fondi pensione. La loro posizione formale giustifica la loro presenza nei CdA”.

La proposta della Cub per quanto riguarda il Tfr è l’abolizione, definita assurda, del meccanismo del silenzio assenso, ritenendo che molti dei soldi accantonati dai lavoratori debbano rimanere a disposizione degli stessi. Il provvedimento del Governo appare quindi uno scippo. Su questi temi, quindi, la manifestazione a Roma per la fine del mese di marzo.

Sonia Rocca

  (Ag. Erma)