Lettera aperta a tutti i lavoratori pubblici e privati
Agli organi di informazione
Con richiesta di pubblicazione
Nonostante l’emergenza coronavirus imponga limitazioni alla mobilità e alle normali attività, l’impegno sindacale non si può fermare, soprattutto in un momento come questo in cui tante lavoratrici e tanti lavoratori continuano a prestare la loro opera correndo il rischio di essere contagiati. Così, anche se in teleconferenza, ieri si è riunito l’esecutivo Confederale della USB Calabria, per decidere le iniziative da intraprendere nei luoghi di lavoro, alla luce dell’espandersi del virus Covid 19 nella nostra regione.
La valutazione della situazione nelle cinque provincie calabresi non è affatto positiva e la consapevolezza che questa epidemia durerà ben oltre il 3 aprile, scadenza degli attuali decreti governativi, ci fa temere che il numero dei contagiati nella nostra regione sia destinato ad aumentare in maniera drammatica. Il criminale saccheggio portato avanti negli anni nei confronti della sanità pubblica ha causato la riduzione dei posti di terapia intensiva, vitali oggi per i soggetti più deboli, come anziani e immunodepressi. Ingenti risorse sono state sottratte allo sviluppo di istituti di ricerca, al potenziamento di strumenti e mezzi di prevenzione, al monitoraggio e cura delle epidemie virali: la ricerca scientifica e la produzione farmaceutica sono state indirizzate verso quei settori che più facilmente potevano valorizzare i capitali dei “padroni”, a discapito degli interessi collettivi.
Oggi purtroppo la pandemia del Covid-19 non ha solo messo in luce la sfacciataggine dei vari governi, nazionali ed internazionali, che hanno depotenziato il sistema sanitario a favore dei privati o risanare il debito pubblico sulla nostra pelle.
La decisione del governo, avallata dai sindacati confederali, di mantenere aperte moltissime attività, anche quelle che non rientrano nei servizi essenziali, sta favorendo la diffusione del virus in Calabria. In questo contesto le strutture ospedaliere continuano a lavorare in situazioni precarie, con una insufficiente fornitura di idonei dispositivi di protezione individuale per il personale esposto, a rischio di contagio.
A volte addirittura dovendo ricorrere alle mascherine “fai da te”. Personale che è quindi costretto a operare in condizioni che non rispettano gli standard di sicurezza previsti. Questa situazione è potenzialmente pericolosa non solo per i lavoratori del comparto sanitario, ma anche per le loro famiglie, per il personale dei servizi appaltati, per gli utenti, e, in generale e a cascata, per la popolazione locale.
La sanificazione dei luoghi di lavoro, degli arredi, dei mezzi viene effettuata in maniera superficiale, mentre spesso è impossibile per i lavoratori mantenere le distanze di sicurezza previste.
Anche all’interno di quelle attività che potrebbero tranquillamente essere sospese, in quanto non essenziali.
Altra situazione drammatica è quella degli insediamenti dei braccianti agricoli nella Piana di Gioia Tauro, dove le già critiche condizioni igienico-sanitarie oggi sono ancora più aggravate dal rischio contagio, con i lavoratori ammassati tra tende, nel migliore dei casi, oppure lamiere e cartoni.
Dopo le decisioni del governo e di quelle OO.SS latitanti in tutti i posti di lavoro, ci troviamo a gestire come USB situazioni lavorative drammatiche, con lavoratori mandati a casa perché i “padroni” non hanno guadagni, strutture pubbliche costrette ad aprire ma che non ricevono pubblico, lavoratori senza tutele economiche perché ognuno è libero di adottare provvedimenti arbitrari senza controlli, nessuno strumento alternativo di lavoro per evitare movimenti è stato predisposto.
E dalle nostre sedi giornalmente gestiamo le relazioni sindacali con i lavoratori e con i datori di lavoro cercando di fare il nostro dovere di sindacato conflittuale: difendere i diritti dei lavoratori contro le angherie del padronato.
Coordinamento CONFEDERALE CALABRIA