La feudalizzazione della nuova scuola italiana ed il prossimo appuntamento per il rinnovo delle RSU.

Lamezia Terme -

Dove sta andando la scuola italiana? E’ forse una domanda retorica e quindi priva di qualunque senso? Oppure invece ha una sua intrinseca e valida consistenza,una sua legittimità formale e sostanziale?  Noi riteniamo che la abbia.

Infatti, come RdB Scuola, dopo una attenta riflessione, analisi e ricognizione su di essa, anche a seguito degli ultimi provvedimenti e decreti governativi rispetto al ruolo e alla funzione svolta dalla scuola in questo ultimo decennio, ci sentiamo di dire ed affermare con la consueta chiarezza, senza premura di essere smentiti, che la stessa sta vivendo, e non da oggi, una amara, sconfortante e sconvolgente realtà che ricorda da vicino, da molto vicino, una larvata forma da  “ancien régime”.

Le varie e molteplici riforme, che si sono succedute e che hanno portato a tale penosa ed amara situazione, sono state realizzate dai vari governi di centrodestra e di centrosinistra, che si sono alternati gloriosamente dagli anni ’90 in poi, operando la trasformazione “ope legis” delle figure dei presidi in dirigenti scolastici. Quest’ultimi, come ben noto, sono titolari di un incarico a tempo determinato, tre anni, alla scadenza dei quali possono essere riconfermati oppure no. Questo potrebbe apparire anche un bene, se non fosse che, per avere una riconferma dell’incarico, il dirigente scolastico deve mostrare, al Direttore Regionale, risultati che contribuiscano alla carriera dello stesso. Il Direttore Regionale, però, opera una valutazione non meritocratica, ma politica (spoil system), per cui non gli interessa veramente far funzionare la scuola, ma perseguire gli obiettivi politici del governo di turno. In questo modo, per essere riconfermato, anche il dirigente scolastico deve essere anch’egli “governativo”. Ed ecco, allora che si trova a dover scegliere bene il suo entourage, dove per bene significa nella sostanza cooptare per sé, collaboratori omogenei, acritici e al tempo stesso quanto più ”servili” possibili.

Chi, come le ben note organizzazioni sindacali CGIL-CISL-UIL-SNALS-GILDA-UGL, ha ragionato e ragiona ancora oggi nella vecchia ottica degli “obiettivi di efficacia ed efficienza”, tra l’altro scoperti, dopo il loro totale fallimento, dovrebbe rendersi conto di uno stato di cose di facile definizione: la scuola è stata completamente feudalizzata e le loro posizioni sono, nel migliore dei casi fuori da ogni realtà, se non addirittura di aperta complicità.

Il principio guida che caratterizza il sistema scolastico italiano è quello che vede la scuola funzionare grazie a un processo per cui tutto, ma proprio tutto, proviene dall’alto e tutto poi viene organizzato ed armonizzato in maniera tale da risultare subalterno, passivo e collaborativo verso l’alto.

Del resto alle spalle dei cosiddetti “criteri di omogeneità” tra i vari livelli dirigenziali e poi tra essi e il governo, vige quello che è sotto gli occhi di tutti, cioè un sistema di “fedeltà personale”.

Questo stato di cose spiega in modo evidente e lampante una forte e decisa divaricazione e ripugnanza sistemica, da parte dei vertici scolastici, verso tutto ciò che richiede una qualche procedura democratica e quindi anche verso qualsiasi forma di dissenso. Se ben ricordate già nei vari governi di centrosinistra degli anni ‘90 era prevalsa quella vuota ed asfittica retorica della scuola come comunità, in cui, tra l’altro, l’insegnante veniva relegato ad un ruolo impiegatizio, laddove invece l’alunno era semplicemente visto come un utente, cioè un cliente del sistema comunità.

In questa logica, tutte le procedure di tipo elettivo a qualsiasi livello, sono state trasformate man mano in veri e propri atti di cooptazione da parte dei dirigenti scolastici: i collegi dei docenti, ad esempio, non possono in sostanza votare più liberamente, perché sono stati svuotati nel frattempo di qualunque forma di potere e di controllo democratico. Di conseguenza le procedure di voto si sono trasformate in atti di ratifica di quelli che sono i “desideri” del dirigente.

Un altro aspetto certamente non secondario della feudalizzazione compiuta in quest’ultimi anni è costituito dalla formazione dei collaboratori scelti dal dirigente. Si tratta quasi sempre di soggetti indicati dal dirigente scolastico sulla base, come detto, della più assoluta fedeltà personale, affidabilità, contiguità, in taluni casi “servilismo”, doti chiaramente che possono essere assimilate in tutto e per tutto a una vera e propria forma di spiccia “manovalanza” e come tale essa viene poi ricambiata con misure parastipendiali e la concessione di varie prebende e benefici.

Questa forma malata e deviata di feudalizzazione, chiesta e voluta dai dirigenti e dalle loro lobby (ANP), con la benedizione e benevolenza anche delle tradizionali organizzazioni sindacali (cgilcisluilgilda), ha finito per liquidare definitivamente gli ultimi residui di democrazia elettiva ed ha edificato un insieme sistemico che per molti aspetti richiama quelle che erano le corti orientali: nelle corti orientali, infatti, vi erano eunuchi e favorite; nella scuola italiana new age, vi sono yesman e yeswomen.

In questo clima e con questi uomini ci appropinquiamo al rinnovo delle RSU in quelle istituzioni scolastiche dove  le stesse sono decadute o oggetto di dimensionamento. Sarebbe opportuno che per arginare e possibilmente arrestare tale deriva, tutto il personale scolastico prendesse coscienza di questa situazione, tenendo la schiena diritta, affidandosi, una volta per tutte, a quelle realtà sindacali “conflittuali” e non subalterne e libere da ogni forma di condizionamento.

La nostra organizzazione sindacale, la RdB-Scuola (Rappresentanza Sindacale di Base), in perfetta armonia con quanto sopra affermato, si affida alla sensibilità di quanti, condividendo tale analisi, vorranno partecipare in prima persona alla realizzazione di questo progetto, che prevede, tra l’altro la formazione e presentazione delle liste (scadenza 26 gennaio 2009) contrassegnate dal simbolo RdB-Scuola, con l’auspicio che finalmente anche in Calabria, come già avvenuto al Centro/Nord, si affermi un’idea diversa di sindacato; un sindacato veramente libero ed alternativo e che abbia come scopo esclusivo, l’interesse di tutto il personale scolastico Docente ed  Ata.

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