Il Catasto a Lamezia è davvero conveniente?
Il Catasto a Lamezia è davvero conveniente?
Alcuni giorni fa eravamo intervenuti su tutti i quotidiani locali per spiegare le ragioni del nostro NO AL DECENTRAMENTO CATASTALE.
Questo intervento ha suscitato la risposta piccata dell’assessore alle Finanze del Comune di Lamezia, scrivendo in un intervento sul periodico “Il lametino”, che noi “facevamo confusione” negli argomenti posti all’attenzione e che, comunque, parlavamo solo per “interesse sindacale”.
Lo stesso periodico ha ospitato ieri la nostra argomentata replica.
Ve la alleghiamo.
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Abbiamo letto con grande attenzione la replica dell’assessore alle Finanze del Comune di Lamezia Terme Lucchino, e noi delle RdB/Cub continuiamo a stupirci per le certezze manifestate dall’assessore, il quale non ha avuto alcun dubbio sulla giustezza dell’operazione portata avanti con il decentramento catastale.
Invece, noi dubbi ne abbiamo, pur essendo disponibili al confronto, abbiamo la consapevolezza che gli allarmi da noi lanciati sono assolutamente fondati; tuttavia, saremmo i primi ad augurarci di aver avuto torto. Purtroppo dubitiamo che sarà così.
Nella replica fatta al giornale “Il lametino“, l’assessore ritiene che le nostre posizioni siano dettate unicamente da interessi sindacali.
Certamente è così, siamo un’organizzazione sindacale, per cui riteniamo sia assolutamente legittimo, anzi doveroso, difendere gli interessi dei lavoratori, ma ovviamente non è solo questo, c’è anche una preoccupata attenzione a quelli che sono gli interessi dei cittadini tutti.
Ricordiamo i fatti.
Il DPCM del 14 giugno 2007 ha stabilito che i Comuni avrebbero potuto scegliere se assumere in prima persona i servizi catastali, oppure continuare a lasciarli alla gestione dell’Agenzia del Territorio, scegliendo tra 3 livelli di impegno crescente, oppure lasciarle all’Agenzia del Territorio che già le amministra a livello nazionale in modo unitario.
Il Comune di Lamezia ha scelto il secondo livello, creando, unitamente ad alcuni comuni limitrofi, il polo catastale.
Ecco già la prima incongruenza (che, a nostro avviso, rende anche nulla la delibera): il DPCM, infatti, limita la possibilità di creare un polo catastale solo a quei comuni che optano per la scelta più radicale, la terza, quella che vincola di più l’ente locale.
Non è possibile, insomma scegliere l’opzione “B”, come ha fatto il comune di Lamezia, creando, nel contempo un posto catastale.
In tutti i casi, le visure catastali, vantate dall’assessore come conquista del comune, sono in realtà, già da tempo una possibilità che l’Agenzia del Territorio offre a tutti i cittadini, permettendo una consultazione gratuita e fruibile anche via internet; così come l’aggiornamento del Catasto, per i tecnici ed i notai, è realizzabile dai propri studi professionali senza recarsi in Catasto, rendendo così di fatto già realizzato il vero decentramento che porta il Catasto direttamente nelle case dei cittadini.
In più, se i Comuni vogliono migliorare i servizi al cittadino aprendo sportelli catastali in ogni ufficio comunale, è possibile farlo senza bisogno di gestire direttamente il Catasto, infatti, molti Comuni in Italia lo fanno già da anni.
Perché allora accollarsi questo onere? E siamo sicuri poi che sia davvero conveniente per il Comune?
Non si parla mai, infatti, dei costi di attivazione e di gestione di questo delicato e articolato servizio.
Da un analisi fatta su un polo catastale di 200.000 abitanti (un po’più grande di quello di Lamezia) si è stimato un costo di attivazione pari 2,43 euro per ogni abitante e un costo gestionale annuo di 1,50 euro mentre i contributi statali, nella migliore delle ipotesi, possono arrivare ad un massimo di 0,70 euro.
Dov’è la convenienza? I soldi ce li metteremo noi cittadini?
Tra l’altro, Il DPCM prevede il passaggio di tutte le competenze catastali ai Comuni, ma solo di una parte del personale, il resto, riteniamo dovrà fornirlo l’amministrazione comunale, con il personale che, quindi, si troverà quindi a doversi sobbarcare altro lavoro, a meno che il Comune non voglia assumersi l’onere di nuove assunzioni: ne saremmo ben felici, ovviamente, nella speranza che i costi siano stati già preventivati e non ricadano, invece, sui cittadini con una diminuzione della quantità e qualità dei servizi offerti.
Un’altra cosa ci preoccupa per questa scelta presa in perfetta solitudine, senza sia stata ritenuta necessaria alcuna consultazione con esperti, con i lavoratori dell’Agenzia del Territorio e con le forze sindacali, ed è il fatto che decreto non prevede la possibilità di tornare indietro. Se quindi un comune decide di assumere la gestione diretta del Catasto, ma successivamente si accorge che non è più conveniente, perché le spese sono eccessive o che non si hanno le capacità o le forze per farlo funzionare, non può chiedere che le funzioni catastali vengano riassegnate all’Agenzia del Territorio e non può neanche farlo gestire a società private, pubbliche o misto pubbliche perché vietato dall’articolo 1 comma 195 legge finanziaria 2007.
Ecco allora che probabilmente sarebbe stato più saggio sfruttare la possibilità che dava il DPCM, stipulando una convenzione con l’Agenzia del Territorio, che sarebbe stata gratuita per 10 anni.
Ci si può innamorare delle idee, come quella di gestire direttamente il Catasto, ma non quando si riveste una responsabilità pubblica, non quando i cittadini potrebbero pagare caro questi innamoramenti e certamente non quando forse i conti non sono stati fatti fino in fondo.
Questa è la visione del nostro sindacato, delle RdB/CUB, che difende certamente gli interessi dei lavoratori dell’Agenzia del Territorio, ma che, allo stesso modo, è assai preoccupato per le ripercussioni che questa decisione possa avere sui cittadini di Lamezia e dei comuni limitrofi.
Come si vede, contrariamente a quanto affermato dall’assessore, sappiamo bene di cosa si parla e non facciamo affatto confusione.
Se ci dovessimo essere sbagliati, se le nostre analisi dovessero essere lontane dalla realtà, ne saremo ben felici, come sindacato e come cittadini.