I coordinamenti per i diritti umani di Catanzaro in piazza il 14 giugno in preparazione delle manifestazioni nazionali del 16 a Roma e del 23 a Reggio Calabria.
Il 2 giugno dei colpi di fucile uccidono il giovane sindacalista USB, maliano Soumaila Sacko. Il giovane ventinovenne stava aiutando due connazionali a recuperare delle lamiere che sarebbero servite per costruirsi un rifugio, che li avrebbe ospitati per tutti il periodo della raccolta.
Un omicidio a stampo razziale che mette ancora una volta sotto i riflettori le campagne calabresi e meridionali e la loro gestione criminale, che con il razzismo e lo sfruttamento si è sempre arricchita con il bene placito dello stato.
Dopo questo omicidio dobbiamo domandarci: perché ci sono migliaia di migranti che vivono in condizioni di fortuna nelle campagne meridionali? In che condizioni lavorano queste persone?
Sono tre i punti nevralgici del mercato agroalimentare calabrese: la piana di Gioia Tauro, la piana lametina e la piana di Sibari. In questi tre punti sono situate le aziende agricole più grandi che utilizzano lavoro in nero per garantire un profitto maggiore; ed è proprio attorno a questi grandi centri di produzione che i migranti provenienti dall’Africa o dall’Europa dell’est si concentrano durante i periodi della raccolta. I migranti-lavoratori vivono o in tendopoli adibite dalla protezione civile oppure in baracche di fortuna, entrambi senza servizi igienici o collegamenti con la città. Basterebbe far visita ad una di queste tendopoli per capire che in queste terre non esiste alcuno stato, alcuna legalità, nessun diritto universale, nessun diritto per i lavoratori.
La ‘ndrangheta è l’altra faccia della stessa medaglia, gestisce e controlla le risorse umane, smercia i lavoratori nelle varie aziende, li trasporta sul luogo di lavoro e li paga, circa due euro l’ora per dodici ore di lavoro, senza contratto, senza assicurazione, senza vitto.
Lo stato chiude gli occhi di fronte a queste problematiche e addirittura finanzia questo sistema di malaffare attraverso la creazione di tendopoli.
Lo stato, la mafia, il razzismo hanno ucciso Soumaila Sacko.
E noi non possiamo essere indifferenti, soprattutto in questo momento in cui il ministro degli interni Salvini alimenta un clima di odio razziale, che a San Calogero si è materializzato nell’uccisione del giovane maliano. Per questo motivo tutti noi dobbiamo reagire e schierarci accanto ai migranti lavoratori delle campagne calabresi per dimostrare che la nostra terra non è razzista e che bisogna lottare per ripristinare la giustizia sociale nelle campagne meridionali.
14 giugno tutte le realtà antifascista e comitato spontaneo di cittadini per i diritti umani creatosi a Catanzaro in risposta all’ondata fascista e xenofoba che gli ultimi anni ha investito la città e il territorio nazionale, sarà in piazza prefettura (Catanzaro) per dimostrare la nostra vicinanza alla famiglia di Sacko Soumaila e a tutti i lavoratori-migranti meridionali.
Altre giornate di mobilitazione si terranno il 16 giugno a Roma, manifestazione lanciata dall’USB contro le politiche razziste del governo “giallo-verde”, e il 23 giugno a Reggio Calabria.
Inoltre sempre il 14 in piazza prefettura sarà presente un punto, all’interno del sit-in, in cui sarà possibile dare un contributo economico per permettere il rimpatrio delle salme dei ragazzi gambiani Fatty Bubacarr e Manneh Mustapha, morti annegati nel quartiere marinaro di Catanzaro. ---- Stato, mafia, padroni: la pacchia finirà presto!
Assemblea Antifascista Catanzaro
Coordinamento per i Diritti Umani