Didattica a distanza: distante… anni luce dagli alunni!
Abbiamo inviato la settimana scorsa una lettera al Ministro dell’istruzione on. Azzolina ed all’Assessore regionale all’istruzione dott.sa Savaglio, (alleghiamo) in merito alle difficoltà che giornalmente allo sportello della USB ci rappresentano le famiglie.
Disgraziatamente e sovente accade che; quando si pone un problema sociale nelle città la migliore cosa da fare e girarsi dall’altra parte e far finta di non capire!
Con la chiusura delle scuole dovuta alla pandemia da CIVID19 la maggior parte delle scuole ha attivato una serie di piattaforme per far studiare i bambini a distanza.
Una distanza purtroppo che registriamo abissale, tra nuclei famigliari e scuola che si sono visti stravolti la vita quotidiana durante questi ultimi mesi.
Famiglie che dovevano quotidianamente lavorare da casa e seguire la didattica dei figli – altri nuclei con più figli alle prese giornalmente con più piattaforme spesso mal funzionanti in preda alla costernazione per metter a regime con gli studi i figli – altri nuclei senza strumenti tecnologici, ne tanto meno possibilità economiche per adeguarsi per seguire le lezioni.
A ciò vanno aggiunte le famiglie che avevano figli con disabilità o erano seguiti con supporto di insegnanti totalmente accantonati, una vera selezione umana!!
Ma la politica si è “lavata” l’anima, hanno stanziato quei pochi fondi: esempio vivente un istituto comprensivo, dove su 200 alunni sono stati consegnati meno di 40 dispositivi per lo studio a distanza, dovendo – giustamente – scegliere a quali pochi ragazzi dover permettere lo studio, il resto in balia degli eventi! Tanto il premio è; hai studiato o non hai studiato saranno tutti promossi!
Hanno dato indicazioni di lezioni della durata media di 60 minuti, senza verificare nella pratica quanti alunni da questa pratica venivano esclusi dagli studi – se le connessioni erano adeguati per tutte le famiglie - con dati alla mano possiamo affermare che il 50% delle famiglie sono rimaste fuori da queste piattaforme – quanti nuclei famigliari dovevano dividersi tra le mura domestiche tra più figli per farli studiare con tutte le difficoltà del caso – quante situazioni famigliari “particolari” esistono dove le difficoltà raddoppiano, o nuclei poco avvezzi alle tecnologie per poter trasmettere “cultura” al proprio figlio sono rimasti scartati– e quanti ancora sono privi di qualsiasi connessione o senza alcun dispositivo – non tutti possono comprarsi un telefono di nuova generazione- per poter accedere alla formazione scolastica!
Poco interessa se la pandemia ha originato diverse difficoltà dal punto di vista sociale e relazionale rendendo, in alcuni casi, "dimenticate" le famiglie con problemi socio-economici, sanitari o culturali. Tutti promossi!
Pochissimi i casi in tutta Italia di didattica a distanza individuale, ( meno del 20%) un principio inaccettabile, l’esclusione dal diritto allo studio dei molti bambini di cui tutti fanno finta di sapere, una emergenza dove gli stessi insegnati hanno dovuto fare i salti mortali per adeguarsi al nuovo linguaggio di insegnamento, sostituendo i principi costituzionali del diritto allo studio, di apprendimento di socializzazione nelle aule, all’interlocuzione attraverso uno schermo di un telefonino per i pochi fortunati che hanno potuto accedere.
Ora come USB, abbiamo chiesto – ma vorremmo capire - cosa ci aspetta per il futuro alla riapertura della scuola, come affrontiamo le questioni piscologiche e quelle di apprendimento dei bambini nelle classi dove sono stati “promossi”, quali modelli mettiamo in campo dopo questo prolungato blackout di studio! Risponderà la politica?? O basta essere promossi?
F.to jiritano