CRISI E COMUNE DI LAMEZIA
La crisi di Lamezia Terme rispecchia certamente l’ampio stato di disagio economico, sociale e politico che stiamo subendo a livello mondiale.
La crisi globale assorbe sicuramente gran parte delle responsabilità sulle varie crisi che a cascata si determinano, ma questo non esime, a livello locale, dalla ricerca di corresponsabilità.
Se a Lamezia il nostro sindaco manifesta soddisfazione e gratitudine per l’approvazione di un bilancio che nei conti è fallimentare, noi non ci sentiamo di condividere questo stato di soddisfazione.
Questo perché la soluzione alla quale sono giunti, dopo lunghe e sofferte sedute di consigli comunali, offrendo, sia la maggioranza che l’opposizione, uno spettacolo disgustoso e squalificante, in una delirante altalena di posizioni e dichiarazioni, la soluzione, dicevamo, è quella più classica e sbagliata da attuare in tempi di crisi, e cioè l’aumento delle tasse.
La differenza tra un amministratore che fa politica ed un commissario che fa il ragioniere, è proprio nella capacità di individuare soluzioni ai problemi che non vadano a gravare sui lavoratori e sui soggetti deboli, ma colpisca essenzialmente chi ha una maggiore capacità contributiva, come, tra l’altro, prevede la nostra stessa costituzione.
Invece, assistiamo sempre alla solita cantilena, per cui si è sempre costretti a scelte “dolorose, ma necessarie”, perché ce lo chiede la Corte dei Conti, così come a livello nazionale ce lo chiede l’Europa, così, in nome dell’interesse superiore, per il risanamento dei conti pubblici la soluzione di rigore è sempre la stessa: a pagarne le conseguenze sono sempre gli stessi, in questo caso con l’aumento di tasse comunali che saranno certamente insostenibili per i soggetti più deboli.
L’amara considerazione è che come le manovre del governo centrale, basate sui sacrifici continui dei lavoratori, non stanno affatto portando l’Italia fuori dalla crisi (il debito pubblico in questi due anni è passato da 1.926 miliardi di euro prima di Monti, a 2.085 miliardi dello scorso ottobre), così l’approvazione di questo bilancio non ci garantisce contro la dichiarazione di dissesto.
Lascia senza parole, poi, la scelta del Sindaco di ricorrere a dirigenti esterni, i quali, pur percependo lauti compensi, immorali rispetto alla crisi in atto, hanno dimostrato nei fatti di aver fallito su tutta la linea: la responsabilità politica del sindaco su questo è indiscutibile.
Visti i risultati ottenuti, non esistevano all’interno della struttura comunale lavoratori in grado di gestire meglio la situazione? Noi crediamo di sì.
Non sappiamo le scelte che farà questa amministrazione ancora in carica, ma, se dovesse rimanere al suo posto, ci aspettiamo una inversione di tendenza fino alla fine del suo mandato, dimostrando di saper reperire le risorse necessarie a garantire un adeguato livello dello stato sociale, reperendo i fondi necessari, facendo pagare i tanti che sfuggono al versamento dei tributi pur avendo situazioni reddituali assolutamente agiate.
E’ troppo semplice pensare di poter far ripianare il debito con un indiscriminato aumento delle tassazioni e dei tributi locali, così come a livello centrale il debito pubblico viene addossato sempre e solo ai lavoratori dipendenti.
Per questo USB continuerà a lottare con tutte le proprie forze per affermare il rilancio del welfare, il sostegno al reddito e la stabilizzazione dei precari e dei disoccupati, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Solo così si potrà mettere fine alla macelleria sociale che ormai si abbatte in ogni angolo del paese.
Federazione Provinciale