ATAM: risposta alla Cgil
Le dichiarazioni del segretario della Filt- Cgil Pasquale Laganà apparse su un quotidiano locale, fuorvianti e di immagine, sono solo il timido tentativo di nascondere il fallimento della politica sindacale attuata nell’ATAM S.p.a. che ha avuto il suo epilogo con la sottoscrizione di un accordo che definire pessimo è un eufemismo.
La scelta di sottoscrivere un accordo in bianco, come candidamente ammette i sindacalista della Cgil, ci consegna la dimensione della inadeguatezza politica messa in campo e della incapacità di scindere la tutela del lavoro rispetto all’abbassamento dei diritti e quindi ad un arretramento delle condizioni di lavoro.
Questa è la filosofia liberista che, purtroppo, la Cgil ha sposato consapevolmente.
L’accordo firmato in ATAM è la prova concreta di questo passaggio cruciale nell’approccio ai temi del lavoro e delle tutele dei diritti da parte delle Organizzazioni sindacali padronali tra le quali si annovera, come da dichiarazione, anche la Cgil.
Accusare l’USB di dichiarazioni mendaci senza dire quali siano le cose non rispondenti alla realtà è un puro esercizio dialettico fine a se stesso, utile a sviare il vero tema del confronto in atto tra due filosofie.
Per prima cosa però, servirebbe capire se il dirigente della Cgil parla solo a nome del sindacato o anche per la parte politica che lo ha candidato al consiglio comunale della città di Reggio con il risultato che tutti conoscono. Una parte politica che è corresponsabile della crisi del settore avendo governato la Regione Calabria nel quinquennio precedente, nonché per avere gestito l’assessorato con l’On. Naccari Carlizzi.
Ribadiamo, per fare chiarezza, le cose che abbiamo avuto modo di dichiarare apertamente e cioè:
ü che senza le risorse, con riferimento ai crediti vantati nei confronti della Regione e del Comune, ATAM non si salva anche se i lavoratori dovessero rinunciare a quelle quote di salario per 20 anni;
ü che non è accettabile un piano di rientro che si basa solo sul taglio del salario di oltre il 25% e sulla riduzione complessiva del costo del lavoro attraverso strumenti di flessibilità e quant’altro ;
ü che il conto economico dell’azienda è in sostanziale pareggio e quindi, non è il costo del lavoro il problema ma solo ed esclusivamente i debiti/crediti;
ü che le azioni positive per rendere produttiva l’azienda passano attraverso l’internalizzazione dei processi manutentivi, l’aumento dei ricavi da traffico attraverso l’adozione delle nuove flessibilità previste dai CCNL, la riqualificazione della spesa per l’acquisto di beni e servizi;
ü che il referendum non è stato trasparente e che hanno votato solo 109 aventi diritto al voto.
Noi abbiamo affermato queste semplici cose, riscontrabili nei comunicati pubblicati, e siamo pronti ad un confronto pubblico sul tema consapevoli di essere dalla parte della ragione e nella condizione di dimostrare, a chi ci accusa di essere degli irresponsabili, che i problemi dell’azienda, il diritto alla mobilità dei cittadini e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici possono trovare risposte in modo diverso rispetto all’accordo.
I debiti creati dalla gestione politica dell’azienda non li possono pagare le lavoratrici e i lavoratori è il tema al quale serve dare risposta.
Il dirigente della Cgil reggina risponda a queste semplici domande invece di arrampicarsi sugli specchi e cercare lo scontro con l’unica Organizzazione sindacale che si oppone alle politiche liberiste imposte dalla BCE, dalla UE e dal FMI a tutela del lavoro, della scuola pubblica, della sanità pubblica, del diritto alla casa, delle pensioni pubbliche e non della pensione privata come dei fondi negoziali, che non firma patti bilaterali per conservare prebende e altro. Vi conosciamo così come oramai vi stanno conoscendo i lavoratori.
In merito ai licenziamenti rammentiamo che l’USB è stata protagonista nel far cambiare gli accordi che avevano previsto i licenziamenti, firmati ovviamente anche dalla Cgil, al San Raffaele di Milano e in altre centinaia di realtà lavorative e di aver firmato contratti di solidarietà o di essere disponibile a farlo come nel caso Alitalia a condizione che questi servano a garantire l’equilibrio finanziario e non a pagare i debiti creati dalle cattive gestioni ad opera di manager designati dalla politica e in alcuni casi anche appoggiati dal sindacato complice.
USB Lavoro privato
Federazione provinciale di Reggio Calabria