Arance Rosso-Sangue
Un altro migrante vittima dello sfruttamento.
Nella Calabria della povertà e delle emergenze, vissute nell’indifferenza del resto del Paese (nessuno, infatti, sembra accorgersi del dramma che sta vivendo una buona parte della popolazione, a causa del maltempo che in questi giorni ha messo in ginocchio una regione, che già convive abitualmente con il dissesto idrogeologico), in questa Calabria martoriata dalla mafia e dalle ingiustizie sociali, qualche giorno fa si è consumato un dramma della povertà, ignorato dai più: nella Calabria del sole e del mare, un migrante è morto assiderato per il freddo.
Un uomo, uno di quelli guardati sempre con sospetto per il colore della pelle; uno di quelli che, a sentire quelli della lega, ma non solo, verrebbe qui in Italia a rubare il lavoro; uno di quelli che, invece, viene sfruttato nella raccolta delle arance per pochi euro, spaccandosi la schiena tutto il giorno; uno di quelli che è vittima di un caporalato senza scrupoli, sempre più imperante nella nostra regione; uno di quelli che, quando gli va bene, dorme in una baracca o in una tenda assieme ad altre decine di vittime invisibili come lui.
Lui, però, Dominic Man Addiah, quella notte non ha trovato alloggio nemmeno nelle tendopoli ed ha dormito in una vecchia auto, con il freddo che entrava da tutte le parti e che non ha avuto pietà, uccidendolo a soli trentuno anni.
Non è una fatalità, né un incidente, quello occorso a Dominic, ma un vero e proprio omicidio, messo in atto da chi ha emanato leggi sull’immigrazione così brutali, da costringere i cosiddetti “clandestini” ad accettare qualsiasi condizione di lavoro pur di sopravvivere e messo in atto da chi si arricchisce, mafia in testa, sulla pelle degli immigrati, dalla nostra indifferenza: non vengono da noi per rubare il lavoro, i migranti, ma per fare lavori che nessuno vuol fare e per essere sfruttati nella raccolta delle arance, arance rosse, rosso sangue.