Braccianti San Ferdinando, USB: un piano strutturale per l'inserimento abitativo e i diritti sindacali

Roma -

L'incendio che ha distrutto gran parte della tendopoli che ospita i braccianti agricoli nella Piana di Gioia Tauro, nel comune di San Ferdinando, rivela il fallimento di una gestione emergenziale non priva di improvvisazione. Sono anni che i lavoratori, indipendentemente dall’essere stagionali o stanziali, vengono catapultati in modelli detti d'accoglienza anni luce lontani dal rispetto della dignità umana. Eppure si tratta di soluzioni quasi sempre individuate dai vari livelli istituzionali  (Prefettura, Regione, comuni limitrofi) e da alcune associazioni del volontariato, nonostante le buone intenzioni di queste ultime, mentre si registra la quasi totale assenza dei datori di lavoro. In questo modo sono state assunte decisioni senza un coinvolgimento reale dei diretti interessati.

Se le arance arrivano sui banchi dei mercati rionali e nei supermercati è merito della fatica di uomini e donne, spesso sfruttati e sottopagati da anni, con la distrazione di contributi previdenziali. Il tutto caratterizzato da ghettizzazione sociale e da esclusione dalle decisioni che riguardano la loro vita. Per questi motivi gli stessi lavoratori hanno intrapreso il percorso sindacale organizzandosi con l'USB Lavoratori agricoli. Un processo fatto di partecipazione reale attraverso il protagonismo dei diretti interessati, consentendo di ripristinare l'iscrizione nel registro dei residenti, il rilascio delle carta d'identità, l'apertura di uno sportello sui diritti sindacali e sociali, l'assistenza sulle pratiche di rinnovo e rilascio dei permessi di soggiorno.

Un processo alternativo all’assistenzialismo e alla massimizzazione dei disagi sociali, insomma un percorso di cambiamento per l'affermazione dei diritti dei braccianti attraverso la partecipazione attiva e di massa. Siamo convinti che tutto ciò non basti ancora senza un coinvolgimento dei datori di lavoro, degli enti locali e un ruolo attivo dei lavoratori.

Ragion per cui i braccianti hanno deciso, da alcuni mesi, di farsi carico del proprio destino organizzando la grande marcia del 1° maggio scorso a Reggio Calabria, manifestazione che ha visto migliaia di lavoratori, associazione laiche e religiose nonché movimenti sfilare nelle strade della città. Appuntamento, quello del 1° maggio, marcato in concomitanza con la Marcia dei braccianti nelle campagne del Foggiano, proprio dove è in corso un processo di organizzazione, sempre con l’USB, da parte dei braccianti e delle braccianti.

Oggi serve più che mai un piano strutturale garantendo inserimento abitativo e rispetto dei diritti sindacali e non l’ennesimo modello fallimentare della tendopoli, perché non si può predicare nei convegni e poi fare il contrario di ciò che dovrebbe dare dignità a queste braccia sottoposte a ogni forma di sfruttamento lavorativo e sociale. I braccianti hanno fatto la loro scelta, stare uniti con l'USB per una filiera agricola non prigioniera delle impostazioni della Grande Distribuzione Organizzata.

Il nostro impegno con i lavoratori per il riconoscimento e rispetto dei diritti sindacali e sociali sarà al centro del confronto delle prossime ore con il prefetto di Reggio Calabria, gli Enti locali e i datori di lavoro.