STANNO SMANTELLANDO LA SANITA' IN CALABRIA

Lamezia Terme -

La paventata chiusura del reparto di microbiologia, sancirebbe, di fatto, la chiusura dell’intero ospedale di Lamezia Terme. Non è possibile, infatti, ipotizzare il mantenimento di una struttura ospedaliera, senza la  presenza di reparti come la microbiologia, o il centro trasfusionale, o la Terapia Intensiva Neonatale, eppure questo sembra essere il destino dell’ospedale della terza città della Calabria.

La logica miope di chi risponde alla politica e di chi ha usato ed usa la sanità per fini diversi da quelli della tutela della salute, sta costringendo un’area di circa 400.000 persone a gravitare tutte quante sul capoluogo.

Quanto sta accadendo, però, travalica i limiti della città, della provincia e della regione (dove comunque la gestione accentratrice verso alcuni poli è oltremodo scandalosa), e si intreccia con una volontà di distruzione della sanità pubblica che parte dai governi centrali, con una continua spoliazione di strutture e di investimenti nei confronti dei servizi sanitari.

Va in questo senso, ad esempio, l’emendamento al Decreto Legge sugli Enti Locali, approvato nei giorni scorsi al Senato che prevede: taglio netto delle prestazioni specialistiche ambulatoriali pari a 27 milioni di prestazioni in meno, aumento dei ticket sanitari, obbligo di riduzione delle giornate di ricovero, ulteriore riduzione del livello di finanziamento del S.S.N. per un importo pari a 2,352 miliardi di euro. Ma soprattutto, l’emendamento approvato, prevede risparmi sulla spesa del personale, con la riduzione di strutture complesse e la chiusura di quelle semplici e con conseguente riordino dell’intera rete ospedaliera: ed è quello che sta già succedendo a Lamezia.

Queste riforme appena approvate, con la compatta azione delle forze politiche (che oggi sembrano scandalizzarsi per la situazione dell’ospedale lametino) e la passiva complicità delle OO.SS., con la sola opposizione della USB P.I., si mescolano poi con una regione dove gli interessi di parte, sovrastano quelli della collettività ed a nulla servono i richiami alla ragione ed al buon senso: ecco che allora l’ospedale di Lamezia, come prima quello di Soveria ed i malati bisognosi di cure, diventano numeri e cifre da tagliare, senza il minimo interesse per le gravissime conseguenze che queste azioni stanno portando ad un intero comprensorio.

Secondo la USB P.I., due sono le alternative: o accontentarsi delle vacue proteste di qualche forza politica o sindacale che cavalca strumentalmente il problema, aspettando che, a fronte di qualche blanda indignazione, lo smantellamento continui pezzo dopo pezzo; oppure scendere in piazza tutti quanti, a partire dagli operatori sanitari e dai cittadini tutti, con la consapevolezza che solo lottando in prima persona, senza delegare nessuno, facendosi ascoltare con ogni mezzo, si può sperare di cambiare le cose e di far comprendere che i posti di lavoro e  la salute delle persone non possono e non devono diventare numeri da far quadrare.

Noi della USB ci siamo!